Le Streghe di Villacorta – la serie
Il sesto volume della serie “Le Streghe di Villacorta” sta per arrivare. Ormai lo sapete, ma lo ripetiamo: ogni capitolo della saga è autoconclusivo e può essere letto in maniera autonoma.
Il Primo Cavaliere di LAURA FIAMENGHI

SERIE: Le Streghe di Villacorta (VOL.6)
GENERE: Romance Fantasy (ambientazione medievale)
DATA USCITA: 20 Gennaio 2023 su Amazon in ebook, cartaceo e KindleUnlimited.
TRAMA
Lui: Adam, il Primo Cavaliere di Offlaga, tanto prode quanto libertino. Il peggior individuo di cui una ragazza possa incapricciarsi.
Lei: Rebecca, una giovane dama di nobili natali dalla condotta ineccepibile. Il suo sogno più grande? Sposarsi con Adam delle Langhe, il suo primo amore. Peccato Adam sia assai poco interessato al matrimonio e odi Rebecca con tutto se stesso.
Tematiche: medieval fantasy, hate to love, incantesimo d’amore
Ecco in anteprima per voi il primo capitolo del romanzo:
CAPITOLO 1
Castello di Villacorta, XIV secolo. Nove anni fa…
«Rebecca da Villacorta, non pensare di svignartela così dai tuoi lavoretti di rammendo!»
Era domenica pomeriggio e il turbolento richiamo di Rossella di Villacorta, la Prima Dama, echeggiò nel cortiletto deserto. Non c’erano lavandaie chine fino ai gomiti nell’acqua nei pressi delle vasche quel giorno, né garzoni carichi di sacchi come muli.
«Rebecca!» strillò di nuovo la dama.
La ragazzina in questione osservava la madre di nascosto, spiando la sua figura vaporosa nell’abito di velluto blu, attraverso le tavole di legno del sottotetto di un magazzino.
La vide sbuffare, piantandosi le mani sui fianchi, e le venne da ridere, ma Adam, al suo fianco, l’afferrò per un polso e le indicò di fare silenzio con una risata negli occhi.
Rebecca raddoppiò i suoi sforzi per non ridere e lo prese per mano, lasciandosi condurre via.
Corsero fuori dalla porta sul retro e, solo dopo aver guadagnato una bella distanza, si concessero di gioire per la buona riuscita della loro fuga.
Era una giornata splendida, il primo vero giorno di primavera dopo un inverno rigido come pochi e si diressero senza esitazione al roseto sul retro del castello. Non proprio nel roseto, qualcuno lì avrebbe potuto vederli; attraversarono una nicchia nascosta, invasa dalla vegetazione che era stata lasciata libera di prendere il sopravvento e s’addentrarono in un altro giardino.
Come il roseto, anche quel fazzoletto di verde ritagliato entro le mura del castello era cinto da alte pareti di grigia pietra. Ma lì nessun operoso giardiniere vi faceva mai accesso. Le rose erano cresciute in maniera selvaggia, insieme a piante spontanee e fiori senza alcun nome, che intervallavano la loro genuina bellezza alla grazia e all’eleganza delle più nobili rose.
Rebecca aveva sentito dire da sua madre che, inizialmente, quell’area del roseto sarebbe dovuta diventare un labirinto. Ma poi Strega Viola aveva cambiato idea e non se n’era più fatto niente, finché l’intero castello si era dimenticato dell’esistenza di quel luogo.
«Guarda quanti boccioli!» sospirò Rebecca volteggiando su se stessa. «Quest’anno il nostro giardino diventerà bellissimo.»
Adam, poggiandosi al muro di pietra, la guardò sorridendo. «Nostro?»
«Beh, ci veniamo solo noi due qui. Quindi possiamo considerarlo nostro.»
«Non sono certo che Sir Ragnor sarebbe d’accordo» scherzò Adam.
«Beh, basta non dirglielo, sarà il nostro segreto.»
Adam non sembrava convinto, ma c’erano davvero poche occasioni in cui riusciva a rifiutare qualcosa a Rebecca. E quella non vi rientrava.
Lei gli si avvicinò graziosa come una farfalla, lo prese di nuovo per mano, voleva condurlo a vedere da vicino una delle piante del loro giardino, ma, accorgendosi dell’escoriazione sulla sua mano, lasciò subito la presa.
«Ti fa molto male?»
Il lato della mano di Adam era solcato da un taglio netto, profondo. La pelle attorno alla ferita era secca e rossastra, quasi che quel terribile taglio non aspettasse altro che riaprirsi.
Adam nascose la mano. «È quello che succede quando non si ha abbastanza destrezza nel pararsi con l’elsa.»
Rebecca storse le labbra.
Non è giusto, pensò.
Chiunque lì a Villacorta poteva chiedere l’aiuto di un mago per farsi curare, ma gli scudieri no. Il loro addestramento non prevedeva sconti. ‘Se non ci portassimo appresso il conto dei nostri errori, non impareremmo mai a evitare i colpi’,le aveva spiegato Adam, ma Becca lo trovava comunque terribilmente crudele.
Adam minimizzava sempre sulle sue ferite, come se la cosa non lo tangesse o, se lo faceva, prestargli attenzione non avrebbe cambiato lo stato inevitabile delle cose; ma Rebecca non glielo permise. Non quella volta.
Con tutta la dolcezza che possedeva, prese la mano di Adam tra le sue e la baciò vicino alla ferita. «Così guarirà prima.»
Il ragazzo s’irrigidì, un leggero rossore si diffuse sui suoi zigomi pronunciati, ma non andò oltre.
«È forse una magia?» scherzò.
«E chi lo sa. Potrebbe. Strega Viola dice che tutto è possibile, se ci credi.»
«Ma tu non sei una strega.»
Rebecca gli pizzicò il fianco e fuggì via. «Ne sei sicuro?»
Si rincorsero sull’erba verde baciata dal sole, ma la fuga di Rebecca, avvolta in una lunga gonna celeste, ebbe vita breve contro le gambe scattanti dello scudiero.
«Smettila! Smettila! Mi fai il solletico!» protestò ridendo quando Adam l’acciuffò.
«Non urlare così, pazza, o qualcuno ci sentirà!»
Bastò il tono allarmato di Adam a riportarla alla quiete. Non c’era bisogno di aggiungere altro.
Rebecca, intrappolata di schiena contro il suo petto, mise fine ai tentativi di fuga e reclinò il capo all’indietro per osservarlo.
Un ragazzo e una ragazza della loro età non avrebbero mai dovuto rimanere da soli in un luogo appartato. Mai. Tanto meno se la ragazza era la figlia di uno dei cavalieri della cerchia ristretta di Villacorta e della Prima Dama, e il ragazzo era solo uno scudiero figlio di nessuno.
Se fossero stati scoperti si sarebbero messi nei guai. Guai molto seri, soprattutto Adam, che, solo al mondo, non poteva permettersi di venire cacciato dall’Accademia Militare.
«Scusami» gli disse. «È che sono così felice quando stiamo insieme.»
Rebecca viveva in attesa della domenica, l’unico giorno in cui entrambi riuscivano a sottrarsi ai loro doveri e incontrarsi di nascosto. E il tempo passato con Adam non era mai abbastanza.
«Comunque non è giusto» riprese il discorso Becca.
«Non è giusto cosa?»
«Che tu sia sempre ferito. E che non ti sia permesso neppure di farti curare da un mago.»
Adam le rivolse uno dei suoi sorrisi di traverso che lo facevano sembrare molto più grande della sua età. «Punto primo, io non sono sempre ferito. E quando lo sono, dovresti vedere come ho ridotto l’altro.»
Rebecca sbuffò. «Spaccone…»
«Punto secondo, fa parte dell’addestramento per diventare cavaliere. Non c’è nulla di cui dispiacerti.»
«E come potrei non farlo? La sera, quando sono al caldo nel mio letto, immagino te steso su una misera stuoia di paglia, con un solo camino per un’intera camerata.»
«Non ci sono camini, né morbidi giacigli quando si viaggia a cavallo o si va in guerra. A volte neanche la paglia… Ci dobbiamo abituare, tanto io come lo stesso Etan, che è figlio del Signore di Villacorta.»
«Sì, ma io…»
«Shhh.» Adam le mise una mano sulla bocca. Non c’era altra maniera di far tacere Rebecca quando era pronta a lanciarsi in uno dei suoi soliloqui. «Non dispiacerti, ho detto. Se l’onore e la gloria si ottenessero stando avvolti nella bambagia, qualsiasi smidollato diventerebbe cavaliere.»
«E a te importa?»
«Di cosa?»
«Di onore e gloria.»
«Prima no. Non davvero.»
«Ma adesso sì? E perché?»
«Te lo dico. Ma mi devi prima promettere due cose.»
«Sentiamo…»
«La prima è che sono molto serio. Devi credere a quel che dico, parola per parola.»
Rebecca annuì. Non ci trovava nulla di inaccettabile.
«E poi?»
«La seconda è che non riderai di me.»
Tutto qui?
«Va bene, prometto. Sei serio e non riderò.»
«Prima, non mi è mai importato dell’onore.» Adam fece una pausa, titubante, la guardò negli occhi con un certo imbarazzo, cosa che fece salire la curiosità di Becca fin oltre le mura del loro giardino segreto. «Ma adesso, voglio diventare cavaliere perché è solo guadagnandomi onori e nobilitando il mio nome che qualcuno come me può ambire a sposarti, Becca.»
«Che cosa?!»
«Hai giurato di credermi. Ricordi?»
«Tu… Tu vuoi sposare me?»
Adam annuì risoluto, gli zigomi di nuovo imporporati da un leggero rossore.
«La prima cosa che farò, una volta diventato cavaliere, sarà andare da tuo padre e chiedergli la tua mano. Ti piace l’idea?»
Becca non osò rispondere guardandolo negli occhi, il cuore sembrava sul punto di scoppiarle. Intrecciò le dita alle sue e gli poggiò la testa sulla spalla, sospirando di gioia. «Mi piace» disse con occhi che brillavano di commozione. «Ti aspetterò, Adam. Non importa quanto tempo ci vorrà. Non sposerò mai altri che te.»
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