“In una città lontana: il gentiluomo, il barbaro e il professore” è tornato con una nuova veste grafica. Ora disponibile anche su kobo
⭐⭐⭐⭐⭐
Trama
Pubblicata per la prima volta nel 2018, l’edizione si rinnova nelle veste e nel contenuto.
Melissa Bocci è una secchiona ed è bellissima. Un’accoppiata che tra i banchi del liceo non le ha reso la vita facile. Troppo brillante per non essere invidiata, troppo bella per non suscitare gelosie o, peggio, avanches indesiderate. La sua vita sociale ha sempre fatto schifo e anche all’università, a Venezia, continua a rimanere pari o uguale a zero.
Mentre tutti i suoi compagni al campus sono oberati dallo studio, a Melissa abbonda il tempo libero. Annoiata e sola, non le resta altro da fare che trovarsi un lavoro pur di occupare quel tempo.
La sua bellezza, causa di così tanti problemi, le torna finalmente utile valendole un ingaggio come ragazza immagine a una festa in maschera in un lussuosissimo Casinò. Ed è lì che incontra Marcus, un’affascinante gentiluomo mascherato deciso a sedurla.
Melissa non ha il tempo di sospirare al ricordo dell’affascinante Marcus, sparito nel nulla, che a farle rimpiangere la monotonia della sua vita, compare l’individuo più rozzo e barbarico dell’intero creato: un villano, uno screanzato, che si rivelerà essere null’altri che il suo nuovo professore.
Fermamente deciso ad aggiungerla alla sua lista nera.
Avvertenze: questo romanzo rosa è da considerarsi una fiaba contemporanea per un pubblico adulto, contiene scene particolarmente piccanti, un professore da urlo e un linguaggio non sempre signorile.
in una citta’ lontana: il gentiluomo, il barbaro e il professore
Copyright 2018 Laura Fiamenghi
Editing – Correzione di bozza Ariadna servizi editoriali
Estratti
«Sette nero, per il signore in nero in fondo al tavolo» annunciò il croupier.
Melissa cercò l’uomo con lo sguardo e lo vide. Vestiva di nero, con uno smoking che si adattava perfettamente alle sue spalle ampie. E i capelli neri, un po’ troppo lunghi per quell’ambiente, gli sfioravano il colletto della camicia candida.
L’uomo non poteva dirsi davvero in maschera, se non per la piccola mascherina di seta nera che gli celava parte del viso mascolino. La parte inferiore del volto, scoperta, era la quintessenza del fascino maschile. Una mascella forte, squadrata, su cui svettavano labbra carnose, perfette in contrasto alla durezza del suo profilo.
Melissa, dimentica delle buone maniere che nonna Matilde tanto si era sforzata di impartirle, non poteva smettere di guardarlo: era troppo affascinante per farlo. Con la sua altezza ragguardevole spiccava fra gli altri signori come una quercia tra gli arbusti.
Accarezzò con lo sguardo le sue spalle ampie e due occhi azzurri e penetranti la colsero sul fatto, fissandosi su di lei attraverso i fori della mascherina.
Melissa arrossì come una scolaretta, ma prima che lui potesse accorgersene si portò il ventaglio davanti al viso, nascondendo il suo imbarazzo.
Che figuraccia. Menomale che qui nessuno mi conosce!
***
«Sono gli appunti della prossima lezione di Heckel, naturalmente sono scritti in tedesco. Heckel vuole che siano tradotti in italiano entro domattina per essere distribuiti agli studenti».
«Come?», disse ancora Melissa, con voce sempre più stridula. «Ma io non ho tempo!».
Folleck si appoggiò al divano e rise.
«Certo che ne ha, tutta la serata dovrebbe bastarle. In fondo conosce bene il tedesco».
«E lei come fa a saperlo?».
«Sono un professore, signorina, posso avere tutte le informazioni possibili sul suo conto».
«Anche dove abito, per esempio», ringhiò inviperita.
«Ovviamente», rispose lui con quel suo dannato sorriso da schiaffi. «Ora la saluto, signorina Bocci, non vorrei togliere tempo al suo lavoro. Può portarmelo domattina alle otto nel mio ufficio».
Melissa non gli aprì neanche la porta; così lui se ne uscì da solo. Quando l’uomo chiuse l’uscio dietro di sé, Melissa gli tirò dietro il fascicolo, che sbatté contro il legno, cadendo a terra.
Non appena andò a riprenderlo, costretta a esaminarlo, era disperata.
Lo sfogliò velocemente leggendone qualche riga. Erano undici pagine. In tre ore con ogni probabilità sarebbe riuscita a tradurlo decentemente, più un altro paio d’ore per rileggerlo.
Non avrebbe rinunciato a Marcus. Piuttosto sarebbe stata sveglia tutta la notte.
Quel dannato zotico tedesco non l’avrà vinta!
***
Un mazzo di rose bianche era abbandonato sul tavolino.
«Marcus, come sei entrato?».
Quando l’aveva visto lì sul divano, Melissa l’aveva giudicato piuttosto calmo e tranquillo, ma quando i suoi occhi di ghiaccio si appuntarono su di lei, capì che era furioso.
Marcus gettò i fogli sul tavolo e si alzò dal divano come un felino.
Melissa si ritrovò a fare un passo indietro spaventata, mentre lui, grande e infuriato com’era, si avvicinava come se volesse strozzarla.
«Dalla finestra di camera tua», le spiegò in un ringhio, fermandosi a un passo da lei. «Adesso, però, le domande le faccio io».
Melissa non riuscì a obiettare nulla davanti a quel suo tono autoritario, così gli appuntò addosso i suoi grandi occhi verdi, sgranati per lo stupore.
«Ieri cosa ci facevi a casa di Corbusier?».
Quel tono non lasciò dubbi a Melissa: Marcus Ian Folleck era geloso, follemente geloso. L’uomo più ingelosito che Melissa avesse mai visto.
***
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