Qui potete leggere in anteprima il primo capitolo di “Seth” il primo libro della serie “The Crimson Thrones Series” dedicato ad Dio egizio del Caos, già disponibile in pre-order su Amazon.
LA SERIE
“The Crimnson Thrones Serie” prevede quattro libri scritti da quattro diverse autrici, tutti autoconclusivi, ognuno dedicato ad un’antica divinità.
Le autrici della serie:

TITOLO: Seth
AUTRICE: Laura Fiamenghi
SERIE: The Crimson Thrones
DATA: 1 GIUGNO 2023
GENERE: Urban fantasy / Paranormal romance
DATA USCITA: 1 giugno 2023 su Amazon in eBook, Cartaceo e KindleUnlimited
TRAMA
Seth, signore del Caos, dio dell’Ira e della Guerra, il più temuto e odiato tra gli dèi egizi, tanto da essere confinato nell’Oltretomba dai suoi stessi fratelli, lì dove ogni notte da millenni combatte contro Apopi, il mostro ancestrale. Una minaccia ben peggiore incombe però sul regno dei mortali e Seth viene liberato per fare ciò che gli viene meglio: uccidere mostri.
Soledad sa bene cosa sia la paura. Da tre anni ci convive dalla parte sbagliata della canna di un fucile, prigioniera in un campo di lavoro del Cartello in Messico. Nulla però l’ha mai terrorizzata come la vista dell’individuo che stermina i suoi carcerieri e si proclama suo nuovo padrone. Lui è terrore, non è umano, è qualcos’altro… un dio dallo sguardo rosso che la trascinerà con sé a caccia di mostri e alla ricerca di un modo per scongiurare la fine del mondo.
Due individui a cui la libertà è stata negata riusciranno a compiere una Profezia che non si piega alle leggi del Caos?

PRIMO CAPITOLO
NURU
Ogni notte, da millenni, il grandioso Ra, dio del Sole, scortava il lucente astro di cui era sovrano lungo le acque mistiche del Nilo. Ogni notte, da millenni, il mostro ancestrale Apopi cercava di divorare il sole e impedire così la nascita del nuovo giorno.
Nessuno era certo di cosa avvenisse esattamente ogni notte, perché nessuno osava avvicinarsi al luogo di quel temibile scontro. Alcuni dicevano che Apopi, con le sembianze di un colossale serpente, tentasse di bere tutta l’acqua del fiume per far insabbiare la barca del dio e impedirgli così di procedere oltre; altri, che il mostro balzasse fuori dall’oscurità con le sue immonde fauci spalancate e cercasse di inghiottire il sole in un unico boccone.
Io, Nuru, lo stavo per vedere con i miei occhi e tremavo di paura.
Il mio signore, il potente Horus, aveva incaricato me di far da emissario del suo volere. Un grande onore e, come tutti gli onori, comportava terribili conseguenze in caso di fallimento.
Il tempo della Profezia era giunto e i migliori guerrieri di ogni regno divino si erano misurati tra loro: sumeri, celti, greci, persino il borioso Yahweh, che si proclamava l’unico vero Dio[1], aveva dovuto mandare i suoi angeli a menar le loro spade e farsi frollare le ali nell’Interregno[2], finché, in quell’accozzaglia di temibili guerrieri divini venuti da ogni dove, non erano rimasti in piedi solo i quattro più potenti. Coloro che, là dove le preghiere non potevano nulla, avrebbero tentato di sgominare il male che incombeva su tutti noi. Non solo sulla nostra grandiosa terra baciata dal Nilo, Ta-meri[3], la Terra Amata, l’Egitto.
E proprio Kemit[4], la nostra patria, aveva visto indicare tra le sue schiere divine uno dei quattro campioni. La divinità più temuta e odiata di tutte: Seth.
Seth il malvagio, Seth il distruttore, Seth il fratricida. Il Dio del Caos, del sangue versato e dello spietato deserto. Colui che ogni notte, ritto sulla prua della barca solare, proteggeva il dio Ra e il suo lucente astro da Apopi.
Un mostro per combattere un altro mostro. E io ero lì per condurlo da Anubi non appena avesse portato a termine il suo dovere.
Il sole, scortato sull’imbarcazione, emanava una luce così intensa che guardarlo direttamente avrebbe disintegrato persino il mio spirito immortale. Ne ero stato messo in guardia, così sedevo sugli stinchi, dandogli le spalle. Accovacciato sotto al podio del potente Ra, che mormorava una canzone simile a una ninna nanna, mentre la barca scivolava avanti sull’acqua.
Seth, da solo sulla prua, stava di guardia. I suoi occhi rossi da demone scrutavano la scura distesa liquida sotto di lui, la spada stretta nel pugno sinistro, pronta a scattare.
Tutte le divinità del pantheon egizio, a partire dal mio amato sovrano Horus, erano benevole, ma non Seth, il dio più oscuro e indecifrabile. Imprevedibile, selvaggio, feroce come una belva presa in trappola.
I suoi stessi fratelli l’avevano relegato nell’Oltretomba, nell’Amenti, la parte più profonda e oscura del Duat, a titolo di cautela. Seth veniva scarcerato solo di notte dal potente Ra, giusto il tempo di tenere a bada Apopi, e veniva ricondotto nella tenebra, dove non avrebbe potuto nuocere a nessuno.
Tra Seth e Apopi non sapevo bene chi mi causasse più terrore. Forse, considerai misurando l’ampiezza della sua schiena nuda, il collo spesso e il profilo di quel volto che non conosceva pietà, per me sarebbe stato meglio venire divorato dal mostro che si annidava in quelle acque oscure, piuttosto che apprestarmi al mio dovere e scortare Seth l’Immondo nel regno dei mortali.
Un gorgoglio si levò da qualche parte nell’oscurità, distogliendomi dai miei pensieri. Il divino Ra smise di cantare: il mostro si stava avvicinando.
Un ruggito si propagò tutt’attorno alla barca, le assi di legno sotto di me vibrarono. Le acque s’alzarono, facendo oscillare il ponte. Ma Seth, a prua, rimaneva immobile.
Un’enorme testa nera s’innalzò dal corso del fiume: Apopi era arrivato. Era un mostro colossale. Spalancò la bocca grande come una voragine, alitando su di noi la sua furia e pura pestilenza.
Aveva tre file di denti, quelli della più piccola dovevano essere lunghi quanto il mio avambraccio, e una schiera di lingue puntute s’agitavano in quella gola profonda come un baratro che ruggiva famelica.
Tremavo come una foglia di palma scossa dal vento impetuoso. Il potente Ra non emetteva suono. Seth, invece, volse le spalle al mostro e guardò noi.
Il sole che riverberava sulla barca, lo stesso che mi avrebbe incenerito solo guardandolo per sbaglio, illuminò il volto di quel terribile dio. I suoi occhi erano del colore dell’omicidio, rossi come il sangue di diecimila infanti.
«Seth!» lo esortò Ra, vedendo la testa del mostro Apopi innalzarsi ancora di più, pronto a inghiottire tutti noi, il sole e la barca stessa.
E Seth sorrise. Il sorriso folle di un suicida, il sorriso perverso di un individuo talmente abbietto da poter gioire del pianto di madri chine sui corpi freddi dei lori figli, un sorriso che mi diede la certezza di essere già spacciato.
«Onnipotente Horus!» implorai.
Di colpo fui ricoperto di sangue.
Sangue ovunque. Sangue caldo e appiccicoso che mi si riversò addosso da capo a piedi e sfrigolò come grasso di ippopotamo, schizzando l’astro ardente alle mie spalle.
Con un potentissimo colpo di spada, così rapido da non poterlo scorgere a occhio nudo, Seth aveva tagliato la gola del mostro, decapitandolo.
La testa si inabissò con un’ondata nelle acque del fiume, mentre il resto del corpo, che zampillava sangue come una fontana, ci mise qualche istante di più a sprofondare. Continuò a far piovere sangue melmoso e maleodorante su di noi, mentre la barca solare lo superava.
Ma il mio terrore non era destinato a finire. Gli occhi di Seth, vermigli come il peccato, erano fissi su di me.
«Il tuo dio non riuscirebbe a sconfiggere Apopi neppure se lo aiutassero in trenta. Non è lui che devi implorare.»
E Horus mi perdoni, non ebbi il coraggio di proferire una sola parola in sua difesa. Solo quando Seth rinfoderò la sua temibile spada, scoprii di poter respirare di nuovo e che, memore di un lontano istinto mortale, me l’ero fatta addosso.
Mi sarebbe piaciuto potermi voltare e scorgere l’espressione del potente Ra, ma tutto ciò che gli sentii dire fu un blando rimprovero sui “giochetti” di Seth e: «È un bene che ti sia stato dato un altro compito, figliolo. Il tuo senno è sempre più compromesso. Un po’ di vita ti gioverà.»
Fu così che scoprii che la lunga prigionia aveva compromesso l’intelletto del dio, già così temibile, che avrei scortato tra i mortali. Sarebbe stata un’impresa molto più pericolosa di quanto avessi pensato, per usare un eufemismo.
[1] Il più grande atto di subdola vanagloria mai messo in atto da un dio per raccattar fedeli, e la vanagloria non mancava mai negli esseri divini.
[2] Regno divino terra di nessuno. Neutrale, per così dire. Dove, a fronte di ancestrali necessità, divinità provenienti da pantheon diversi erano solite incontrarsi per appianare le loro divergenze, o coalizzarsi contro altre.
[3] Nome antico dell’Egitto.
[4] Altro antico nome per l’Egitto.

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Non la aprire fino a pagina 101!!!
(Non barare che le divinità egizie ti vedono)
…e leggi sempre le note a piè di pagina.